Affresco contemporaneo
Apro gli occhi, è buio, lentamente diventa tutto più nitido, i colori iniziano a farsi vividi e tutto inizia a diventare più chiaro intorno a me. Le pareti sono dipinte con una lieve mano di colore. Un affresco ricopre tutte le facciate e il soffitto dello spazio in cui mi trovo, un affresco contemporaneo, che si rifà ad un’arte antica, creata dai greci, raggiungendo gli anni d'oro nel rinascimento. Le scene in passato rappresentavano dei veri momenti di vita, delle azioni accadute o racconti di fantasia. Anche in questo caso la mano di colore monocromatica sembra raccontarmi una storia, sembra dirmi: << Siediti e lasciati andare ai tuoi pensieri, questo è un luogo di passaggio, qui puoi salutare il tuo presente e raggiungere un nuovo stadio dell’essere >>.
Tutto sembra essere progettato e inserito nello spazio in maniera esatta.
La cappella del commiato di Città Sant'Angelo è stata realizzata dall'architetto Patrizia Leonelli e dall'artista Ettore Spalletti, una collaborazione in cui le due figure sembrano fondersi.
E’ difficile immaginare la successione delle pratiche e l’ordine d’intervento, come trovo difficile stabilire dove finisce il lavoro dell’architetto e comincia l’opera dell’artista. Uno è intervenuto sull’edificio preesistente, ripensandone gli spazi e rimodulando i volumi l’altro ha avuto il compito di esaltarne la funzione e il significato attraverso la sua opera.
L’artista non si è limitato a creare delle semplici composizioni d’arte o ad allestire lo spazio liturgico, la sua opera, all’interno della cappella, non è soltanto una sapiente e corretta disposizione degli oggetti, dei quadri e del colore ma è molto di più. L’artista ha scoperto l’opera d’arte connaturata all’architettura, l’opera si estende e avvolge le pareti diventato essa stessa opera architettonica.
La cappella del Commiato diventa per me, un simbolo. Un’opera in cui si svela il connubio vincente tra arte e architettura. È quindi possibile: due figure che spesso viaggiano su percorsi paralleli s’incontrano e danno luogo a una sintesi che celebra l’opera di entrambi.
Andrea Di Cinzio