Amo gli inizi
Non è necessario chiederci perché la felicità sia una condizione desiderabile, perché è evidente.
La ricerca della felicità è una delle imprese più ambite dall’uomo. Interrogarsi su come questa possa insediarsi nelle nostre vite, riversarsi nella città, nei luoghi che ci circondano, è per noi uno dei più urgenti bisogni di questa epoca.
Da troppo tempo le parole “architettura” e “felicità” non sono più associabili. Le crisi di questo tempo – economica, sociale, culturale – hanno portato via alla nostra disciplina il senso di educare i nostri desideri al bene e alla bellezza. Sarà un percorso di ricerca tutto in salita, che ci porterà, per questi numeri di WMMQ, a lasciare da parte percorsi esclusivamente edonistici, per intraprendere un cammino lungo e arduo attraverso ostacoli e cambiamenti.
Per passare attraverso le virtù, le risorse, le trasformazioni legate alla riscoperta di questo alto sentimento. Ci serve per riscoprire la stessa intensità che si percepisce all’inizio delle cose, l’incipit che segna il bello in sé, la voglia di arricchire e di colmare quel vuoto che da troppo tempo sta caratterizzando l’importanza della presenza dell’uomo nel mondo.
Sull’isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, le dieci cappelle sono un tutt’uno con il bosco. Si dimostrano come un’azione di memoria, disegnando il tracciato di una nuova città sospesa in laguna. Lo sguardo si apre al paesaggio all’intorno e sull’acqua, infondendo nel visitatore quel senso di sacralità che supera l’appartenenza alla fede suscitando la partecipazione a una danza universale. L’inizio di qualcosa.
“Amo gli inizi. Gli inizi mi riempiono di meraviglia. Io credo che sia l’inizio a garantire il proseguimento. Se questo non si verifica niente potrebbe o vorrebbe esistere.” (L.I.Kahn)
Maura Mantelli